8 settembre 2007

Gran finale

Nell'ultimo giorno della mostra la sveglia è suonata per noi molto presto. Alle 8.30 eravamo già in sala per vedere 12 di Nikita Mikhalkov, il penultimo film in concorso nella sezione principale.

Remake della pellicola La parola ai giurati (1957) di Sidney Lumet, il film del regista Mikhalkov, già Leone d'Oro nel 1991 con il film Urga, possiede dei punti di convergenza con l'originale solo nell'idea, come ha affermato lo stesso regista in conferenza stampa: dodici giurati devono decidere se condannare in prigione un giovane accusato dell'uccisione del padre (nel caso del remake è adottivo). La situazione si svolge in questo caso in Russia ai nostri giorni e l'accusato è un ragazzo ceceno.
Come ha affermato il regista, la pellicola è una parabola sulla Russia odierna oltre che una profonda riflessione sulla condizione dell'uomo contemporaneo. Sono 153 minuti di intenso e grande Cinema (proprio con la maiuscola), che confermano pienamente il talento e la professionalità eclettica di Mikhalkov.
Inoltre il pregio del film, rispetto all'originale, è quello di non cadere nella semplice (noiosa) rappresentazione teatrale filmata: qui Mikhalkov, attraverso l'uso di espedienti narrativi (flash-back) e tecnici cinematografici (splendido il
montaggio), costruisce un'opera solida e attenta, che sarà capace di coinvolgere il grande pubblico (se ben distribuita) come i film americani.

Ennesimo ritorno al passato per la seconda pellicola della giornata: The iron horse (1924) di John Ford. Il film restaurato con la colonna sonora riarrangiata e rimasterizzata presso gli studi della Capitol Records di Los Angeles, è western che, prendendo spunto da un importante avvenimento storico, come la costruzione della ferrovia che collega l'est e l'ovest degli Stati Uniti d'America (fine 1800), racconta i conflitti tra indiani e "uomini bianchi". Splendide carrellate, scenari affascinanti e spettacolari, duelli avvincenti riempiono questo pezzo di storia del cinema. Un emozione ammirarlo con il grande schermo.

Gli ultimi film della mostra, mentre nella Sala Grande del Palazzo del Cinema si stava volgendo la premiazione finale, sono stati due modesti western all'italiana: Una lunga fila di croci (1968) di Sergio Garrone e Ringo del Nebraska (1965) dell'accoppiata Mario Bava e Antonio Romàn. Quest'ultimo vi consigliamo di reperirlo e di vederlo in compagnia perchè è veramente esilarante, un vero trash.

Per concludere in bellezza, anche oggi siamo stati raggiunti da un ospite d'eccezione durante il film di Ford...indovinate chi è?


Ah dimenticavo, che c'è stato anche tempo di vedere il film di chiusura della sezione Orizzonti: Médée Miracle di Tonino De Bernardi, con Isabelle Huppert, Tommaso Ragno e Giulietta De Bernardi. Un film costruito sulla collaborazione Francia-Italia è una rivisitazione del mito di Medea in chiave contemporanea. Un'opera indipendente che lascia molto a desiderare dal punto di vista registico: è più un teatro filmato che un film. Da segnalare la buona prova (fondamentale per il film) dell'attrice francese pluripremiata, Isabelle Huppert, capace di incarnare intensamente la parte di Medea.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Eh no! Così non vale... un indizio dovete darcelo!

Anonimo ha detto...

Io lo so chi è, ma non ve lo dico, altrimenti non c'è più gioco...
Ma forse non tutti lo conoscono...